NULLA VERITAS SINE TRADITIONE


23 dicembre 2021

Solo Cristo è Verità

 



- Al momento della Comunione, se davvero credi alla transustanziazione del pane, non è assolutamente consigliabile che tu riceva l’Ostia nelle mani, essendo evidente la perdita di frammenti. Anzi, nessuno dovrebbe toccare con le mani l’Ostia consacrata, all’infuori dei sacri ministri, se non in circostanze che l’Autorità aveva detto straordinarie. Qui la trascuratezza confina col sacrilegio.

- Durante la Santa Messa mantieni sempre un contegno riguardoso e rispettoso. Vestiti con decenza e ricordati che la Chiesa è la Casa di Dio. Al momento dello scambio del “segno di pace”, limita la stretta di mano ad una, massimo due persone a te vicine. Il gesto è puramente simbolico, non è necessario salutare tutti i presenti.

- All’atto dell’elevazione e dell’offerta eucaristica inginocchiati sempre: Nostro Signore Gesù Cristo è lì presente.

- Se nel corso della Santa Messa, prima che essa sia finita con il congedo liturgico, il tuo sacerdote ti informa su attività parrocchiali, come gite, pranzi ed altro, ricordagli che tale pubblicità non è affatto gradita, né è prevista dall’Ufficio divino. Le Chiese non sono dei centri sociali ed il sacerdote, se è vero ministro, non fa l’assistente sociale.

- Le attività di assistenza e soccorso ai bisognosi sono lodevoli e assai gradite al Signore, e possono essere gestite con l’aiuto dei religiosi, ma ciò non deve costituire per essi la principale occupazione. Il sacerdote deve, prima di ogni cosa, assicurare nutrimento alle anime dei fedeli. Oggi, purtroppo, tutti noi possiamo osservare le nefaste conseguenze di tale digiuno.

- Se qualcuno ti dice che tutte le religioni hanno un fondo di verità, sappi che egli mente, così come mente il diabolico ingannatore, suo mandante. Le religioni non sono tutte uguali e neanche simili: Cristo è venuto a morire in croce, non dimenticarlo mai.  La nostra fede è fatta di amore, ma noi tutti diventiamo fratelli solo nel momento in cui ci riconosciamo figli dell’Unico Vero Signore. Non accogliere il messaggio distorto della finta bontà: esso è fatto per confonderti. Ama “il tuo” nemico, e perdonalo; ma non perdonare mai “Il nemico”, “il Suo” nemico; dagli battaglia, senza sosta e senza quartiere, come fanno i veri soldati di Cristo. Sia questo il tuo impegno di cristiano autentico.

- Se senti qualcuno che bestemmia, chiedi perdono al Signore al posto suo, così come Cristo si è fatto carico dei nostri peccati.

- Se sei testimone di sacrilegi e blasfemie, anche se sono commesse da sacerdoti, non aver timore di commettere peccato nel rimproverare l’altrui mancanza; commetterai peccato se vi rimarrai indifferente.


Amare Cristo è difenderlo.



12 novembre 2021

Giuramento antimodernista

 


Io N. fermamente accetto e credo in tutte e in ciascuna delle verità definite, affermate e dichiarate dal magistero infallibile della Chiesa, soprattutto quei principi dottrinali che contraddicono direttamente gli errori del tempo presente.

Primo: credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e può anche essere dimostrato con i lumi della ragione naturale nelle opere da lui compiute, cioè nelle creature visibili, come causa dai suoi effetti.

Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell'origine soprannaturale della religione cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo.

Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso vero e storico mentre viveva fra noi, e che è stata edificata su Pietro, capo della gerarchia ecclesiastica, e sui suoi successori attraverso i secoli.

Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa a noi dagli apostoli tramite i padri ortodossi, sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, e respingo del tutto la, fantasiosa eresia dell'evoluzione dei dogmi da un significato all'altro, diverso da quello che prima la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore che pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo alla Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una ipotesi filosofica o una creazione della coscienza che si è andata lentamente formando mediante sforzi umani e continua a perfezionarsi con un progresso indefinito.

Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso che emerge dall'oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione della volontà moralmente educata, ma un vero assenso dell'intelletto a una verità ricevuta dal di fuori con la predicazione, per il quale, fiduciosi nella sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto quello che il Dio personale, creatore e signore nostro, ha detto, attestato e rivelato.

Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni dell'enciclica Pascendi e del decreto Lamentabili, particolarmente circa la cosiddetta storia dei dogmi.

Riprovo altresì l'errore di chi sostiene che la fede proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della religione cristiana.

Disapprovo pure e respingo l'opinione di chi pensa che l'uomo cristiano più istruito si riveste della doppia personalità del credente e dello storico, come se allo storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla fede del credente o fissare delle premesse dalle quali si conclude che i dogmi sono falsi o dubbi, purché non siano positivamente negati.

Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della Chiesa, l'analogia della fede e le norme della Sede apostolica, ricorre al metodo dei razionalisti e con non minore disinvoltura che audacia applica la critica testuale come regola unica e suprema.

Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che l'insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne tratta per iscritto deve inizialmente prescindere da ogni idea preconcetta sia sull'origine soprannaturale della tradizione cattolica sia dell'aiuto promesso da Dio per la perenne salvaguardia delle singole verità rivelate, e poi interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa autonomia critica ammessa per l'esame di qualsiasi altro documento profano.

Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c'è niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli uomini con il proprio impegno, l'abilità e l'ingegno prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli apostoli.

Mantengo pertanto e fino all'ultimo respiro manterrò la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e sempre sarà nella successione dell'episcopato agli apostoli, non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa.

Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente, integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai discostarmene né nell'insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti.

Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio.


7 ottobre 2021

7 ottobre 1571: 450 anni fa la Battaglia di Lepanto

 


Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese.

Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino.

La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Era il 7 ottobre 1571 quando le flotte musulmane dell’Impero ottomano si scontrarono con quelle cristiane della Lega Santa, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino, federate sotto le insegne pontificie. Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese.

Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano «In hoc signo vinces». Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta «S. Maria succurre miseris», issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata. Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario: e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri. L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario».


Lo stendardo della Lega Santa

Comandante generale della flotta cristiana era Don Giovanni d’Austria di 24 anni, figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II. Al fianco della sua nave Real erano schierate: la Capitana di Sebastiano Venier, capitano generale veneziano; la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, ammiraglio pontificio; la Capitana di Ettore Spinola, capitano generale genovese; la Capitana di Andrea Provana di Leinì, capitano generale piemontese; l’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, capitano generale dei Cavalieri di Malta. In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere. A bordo erano imbarcati non meno di 36.000 combattenti, tra soldati, venturieri e marinai.

A questi si aggiungevano circa 30.000 galeotti rematori. Comandante supremo dello schieramento ottomano era Müezzinzade Alì Pascià. La flotta turca, munita di minore artiglieria rispetto a quella cristiana, possedeva 170-180 galere e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari. La forza combattente, comprensiva di giannizzeri, ammontava a circa 20-25.000 uomini. L’ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì, era un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam. Alì Pascià si trovava a bordo dell’ammiraglia Sultana, sulla quale sventolava un vessillo verde, dove era stato scritto, a caratteri d’oro, 28.900 volte il nome di Allah.

I musulmani di allora tagliavano le teste così come le tagliano oggi quelli dell’Isis: essi non hanno mutato i loro sistemi, mentre i cristiani hanno declinato i loro doveri davanti a Dio e alle loro nazioni, asservendosi non più al Re del Cielo e della terra, ma al padrone degli Inferi. Spiegava san Louis-Marie Grignon de Montfort: «Nel Cielo, Maria comanda agli angeli e ai beati. Come ricompensa della sua profonda umiltà, Dio le ha dato il potere e l’incarico di riempire di santi i troni lasciati vuoti dalla superbia degli angeli ribelli». Tutte le grazie passano per Maria, come ci insegnano i grande teologi mariani ed ecco perché san Pio V, Papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani.

Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di Auxilium Christianorum, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna.

I forzati che erano stati messi ai banchi dei remi furono liberati: sbarcarono a Porto Recanati e salirono in processione alla Santa Casa, dove offrirono le loro catene alla Madonna; con esse furono costruite le cancellate poi poste agli altari delle cappelle. Lo stendardo della flotta fu donato alla chiesa di Maria Vergine a Gaeta, dove è tuttora conservato e che attende di essere ancora issato nei cuori di coloro che si professano cristiani e vogliono difendere le proprie radici.

Cristina Siccardi (Corrispondenza Romana)


4 settembre 2021

L'Atlantide. Origine delle Civiltà

 



Paul  Le Cour

L'Atlantide
Origine delle Civiltà

Edizioni Settimo Sigillo




28 giugno 2021

La preistoria secondo le teorie di Herman Wirth (seconda parte)




di Marco Zagni - tratto dal libro: “Gli archeologi di Himmler”


Julius Evola, già nel 1930, ha ben presente il pensiero di Wirth e riesce ad esprimerlo compiutamente in poche righe qui riportate: "Il Wirth, in un'opera ponderosa e molto discussa... ha sostenuto che per spiegare una quantità di convergenze e di corrispondenze di simboli, dati antropologici e filologici, ecc., è necessario ammettere l'esistenza di una razza nordico primordiale, che verso l'Età della Pietra dalle regioni artiche si sarebbe spostata verso il sud, dando luogo alle forme più alte di una civilizzazione di tipo cosmico-solare".

Come possiamo vedere, l'influenza sul pensiero di Wirth da parte dell'opera dell'indiano Tilak, era stata fondamentale: sull'origine "polare" o in ogni caso Nord Europea dei bianchi ariani, si trovavano dunque in sintonia diversi studiosi nel mondo, Evola compreso, il quale però considerava l'insieme delle fonti Tradizionali tramandate segretamente, per via iniziatica, come un elemento di prova addirittura superiore agli elementi circostanziali e scientifici riscontrati dal Wirth nelle sue ricerche.

Abbiamo così, secondo Wirth, una dimora polare, patria primitiva della razza nordica, che aveva sviluppato una sorta di civiltà da "Età dell'Oro" (corrisponderebbe, secondo le ultime ricerche, ad un periodo interglaciale "caldo" collocabile tra il 40.000 ed il 28.000 a.C.). 

Qui Wirth riportava una grande quantità di dati geologici, climatici e botanici veramente impressionanti dimostrando come allora, tra i 70 e gli 80 gradi di latitudine Nord, vi era una temperatura media annua paragonabile ad un clima temperato (sui 10 gradi centigradi, contro i 20 sotto zero attuali a quelle latitudini) e che questo territorio aveva incluso anche l'Islanda, la Groenlandia e le Isole Spitzbergen. 

Era L'Atlantide polare, Thule, la sacra dimora della prima umanità. 

Umanità che quindi, secondo Wirth, era nata in un periodo "Terziario", molto prima dell'arrivo di una fortissima glaciazione (dal 28.000 a.C. - ultima fase del Wurm) che aveva di conseguenza costretto gli abitanti di questo Eden Polare a migrare verso Sud, per costituire più tardi l'Atlantide platoniana che tutti conosciamo (dal 15.000 al 9.000 circa a.C.).

La fine del Wurm, l'innalzamento repentino dei mari, insieme con altre catastrofi naturali (il Diluvio Universale) aveva costretto i superstiti dell'Atlantide ariana ad una diaspora in Europa, Asia, Africa nordoccidentale ed America.

Questo, in sostanza, il pensiero di Herman Wirth.


28 maggio 2021

La preistoria secondo le teorie di Herman Wirth (prima parte)

 



di Marco Zagni - tratto dal libro: “Gli archeologi di Himmler”

Con particolare interesse analizzeremo ora le vicende legate alla vita e agli studi del professor Herman Felix Wirth (1885-1981), co-fondatore insieme con Heinrich Himmler dell'Ahnenerbe, nonché primo presidente della stessa fino al suo inesorabile allontanamento avvenuto nel 1937-'38.
In effetti, si decise definitivamente di scrivere questo saggio dopo che ci eravamo accorti che parte delle teorie descritte nel nostro primo lavoro "L'Impero Amazzonico", collimavano in linea di massima con quelle esposte molti anni fa da Wirth stesso, o meglio non si poteva far altro che risalire anche alle ricerche di Wirth (e di altri studiosi, tra i quali Tilak ed Evola) per completare il quadro delle nostre ipotesi. 
Chi scrive, appassionato della preistoria del Sud America, aveva infatti considerato la possibilità di una antica migrazione di uomini Cro-Magnon Atlantico-Europei nel continente americano durante l'ultima Era glaciale di Wisconsin-Wurm, una migrazione indipendente, e forse precedente, da quella Sapiens "asiatica" proveniente dallo Stretto di Bering, perciò ci si imbatté logicamente nella scuola di pensiero di tutto un "corpus" di studiosi tradizionalisti, per arrivare infine anche a Wirth. 
Per inciso, ci teniamo a rilevare subito che la portata delle sue teorie sono ancora oggi quanto mai oggetto di polemiche tra le opposte fazioni dei suoi estimatori e detrattori.

Anticipiamo anche che i temi "wirthiani" saranno ripresi nella parte conclusiva del presente saggio dove anche noi non ci sottrarremo nel dire la nostra su tutta una serie di tematiche affrontate nel corso della presente esposizione. Da tutto quello che abbiamo letto in merito a questo ricercatore, una cosa possiamo subito dire: era senz'altro un personaggio geniale ma eccentrico e, come sempre accade, in perenne contrasto con le personalità degli altri studiosi suoi coevi. 
Vogliamo solo ricordare che quando Rudolf Mund, ultimo presidente dell'ONT morto nel 1985, lo contattò per avere notizie di prima mano in merito alla figura di Karl Maria Wiligut, Wirth si irrigidì moltissimo sostenendo che "quel famigerato truffatore doveva essere assolutamente dimenticato". 
Ma probabilmente, questo francamente esagerato giudizio negativo derivava non tanto da screzi personali ma dal fatto che Wirth si era sempre considerato uno "scienziato" nel senso più completo del termine, mentre gli studi di Wiligut non sarebbero mai potuto essere da lui considerati come tali. Invece Himmler aveva sempre preso in forte considerazione scientifica le idee di entrambi.
Ma, a questo punto, che dire di questo tenace studioso tedesco-olandese - era nato a Utrecht?

Già dalla fine degli anni '20, naturalizzato tedesco, dopo la pubblicazione di uno dei suoi saggi più famosi, "Der Aufgang der Menschheit" - "L'Ascesa dell'Umanità" -, in complementarietà con altre pubblicazioni e conferenze, Wirth aveva cominciato lentamente a far presa su una certa parte della cultura giovanile tedesca. 
Non dobbiamo dimenticare infatti, che proprio in questo periodo avvenne l'incontro con il giovane Wolfram Sievers, il quale abbandonò la sua attività di commerciante di libri e divenne suo fidato assistente. 
Wirth voleva soprattutto che le sue ricerche facessero presa sulla gente, anche sulle persone più comuni, e si batteva contro la burocrazia tedesca per far sì di ottenere sempre la possibilità di illustrare i risultati delle sue ricerche anche all'aperto, di fronte al pubblico, sotto un semplice tendone da circo.

24 aprile 2021

Simboli della Tradizione

 



26 marzo 2021

Quando Siri nel 1958
 divenne Papa Gregorio XVII

 


di Rino Di Stefano

Il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, nel conclave del 26 Ottobre 1958 venne eletto papa con il nome di Gregorio XVII ma due giorni dopo, su pressione dei cardinali francesi, fu costretto a dare le dimissioni in quanto, secondo i servizi di sicurezza del Vaticano, la sua elezione avrebbe determinato l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro comunista. La notizia, ampiamente documentata, fa parte del dossier segreto “Cardinal Siri” compilato dal Federal Bureau of Investigation (FBI) in data 10 aprile 1961 per il Dipartimento di Stato americano.

Il dossier è rimasto secretato fino al 28 Febbraio 1994 quando, scaduti i termini della classificazione grazie alla legge Freedom of Information Act, è stato possibile accedere al documento. Il primo a leggere quel dossier segreto fu Paul L. Williams, consulente dell’FBI e giornalista investigativo, che nel 2003 diede alle stampe il libro “The Vatican Exposed: Money, Murder, and the Mafia”, pubblicato negli Stati Uniti dalla Prometheus Books.

Secondo il resoconto di Wililams, tutto cominciò nel 1954 quando il conte Della Torre, editore dell’ “Osservatore Romano”, informò l’allora pontefice Pio XII delle simpatie che il cardinale Angelo Roncalli (che più tardi diventerà Papa Giovanni XXIII) nutriva per i comunisti. A quanto pare anche altri esponenti della cosiddetta "Nobiltà Nera", cioè l’aristocrazia vaticana, espressero Io stesso tipo di timori al Papa.

La notizia giunse ben presto nell’ambasciata americana di via Veneto dove agenti della Cia e dell’FBI vennero immediatamente attivati per scoprire le eventuali simpatie del cardinale Roncalli. Le indagini, inoltre, vennero estese anche a Monsignor Giovanni Battista Montini, che più tardi salirà al trono di Pietro col nome di Papa Paolo VI.

Williams a questo punto racconta che Papa Pio XII, proprio per evitare che la Chiesa potesse uscire dai suoi canoni tradizionali, indicò il cardinale Giuseppe Siri come suo successore. Siri, come ben sanno i genovesi, era fortemente anticomunista e un intransigente tradizionalista in materia di dottrina della Chiesa. Inoltre era conosciuto anche come un ottimo organizzatore.

Dopo la morte di Pio XII venne dunque il giorno del conclave. Era il 26 Ottobre del 1958 e i cardinali si riunirono in assise nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa. Ciò che avvenne in quelle ore è rimasto nella più assoluta riservatezza e lo stesso Siri preferirà tacere per tutta la vita sul suo segreto piuttosto di rivelare quanto accadde.Secondo gli agenti dell’FBI, che quindi in qualche modo raccolsero le informazioni riservate di alcuni cardinali presenti nel conclave, al terzo ballottaggio Siri raggiunse i voti necessari e venne eletto Papa col nome di Gregorio XVII. La notizia venne subito ufficializzata con la tradizionale fumata bianca che annunciò al mondo l’ “Habemus Papam”. Non solo. Quello stesso giorno alle 18 la notizia venne annunciata con gioia dalla Radio Vaticana. L’annunciatore disse: “Il fumo è bianco...non c’è alcun dubbio. Un Papa è stato eletto”.

Ma il nuovo Papa non fece alcuna uscita in pubblico. La gente in piazza San Pietro aspettava trepidante, ma la finestra non si apriva. Ad un certo punto a qualcuno vennero dei dubbi. Vuoi vedere che quel fumo non era poi così bianco? Forse era un po’ grigio... A quel punto, per dissipare qualsiasi dubbio, Monsignor Santaro, segretario del conclave dei cardinali, annunciò che il fumo in effetti era bianco e che un nuovo Papa era stato eletto.

Ma l’attesa continuava senza alcun esito. Quella sera la Radio Vaticana annunciò che il risultato era incerto. L’indomani, il 27 Ottobre 1958, un quotidiano del Texas, “The Houston Post” pubblicò un articolo il cui titolo diceva “I cardinali hanno fallito a eleggere il Papa in 4 ballottaggi: confusione nei segnali di fumo ha causato un falso responso”.

Ma, a quanto pare, quel responso era stato invece valido. Anche al quarto ballottaggio, secondo le fonti dell’FBI, Siri ottenne i voti necessari per essere eletto pontefice. Ma i cardinali francesi, mostrando i rapporti confidenziali dei servizi di sicurezza del Vaticano, chiesero a Siri di rinunciare al papato in quanto la sua elezione “avrebbe causato disordini e l’assassinio di diversi vescovi dietro la Cortina di Ferro”.

I cardinali proposero quindi di eleggere un “Papa di transizione” nella persona del cardinale Federico Tedeschini, ma l’interessato era in condizioni di salute troppo precarie per poter accettare. Infine il terzo giorno, l’assemblea si mise d’accordo per eleggere il cardinale Roncalli, Papa Giovanni XXIII.

Fin qui il racconto di Paul L. Wililams. Secondo un altro giornalista e scrittore francese, Louis Hubert Remy, nel conclave del 21 giugno 1963 un’altra volta Giuseppe Siri stava per essere “rieletto” Papa. Ma ancora una volta qualcuno fece osservare che la Chiesa sarebbe stata perseguitata se un personaggio come il cardinale genovese fosse mai stato eletto Pontefice. E ancora una volta Siri calò il capo lasciando il posto a Paolo VI.

Il 18 maggio 1985 Louis Hubert Remy, l’amico Francois Dallas e il Marchese de la Franquerie, personaggio molto conosciuto nella Curia romana, vennero ricevuti dal cardinale Siri nel suo studio di via San Lorenzo, a Genova. Ad un certo punto Remy domandò a Siri se era vero quanto si diceva circa la sua elezione a Papa. “Egli stette per lunghi attimi in silenzio, quindì alzò gli occhi al cielo con un senso di sofferenza e dolore, unì le mani e, pesando le parole con gravità, disse: ‘Sono legato dal segreto’ - racconta Remy - Quindi, dopo un lungo silenzio, pesante per tutti noi, disse ancora: ‘Sono legato dal segreto. Questo segreto è orribile. Potrei scrivere libri sui diversi conclavi. Cose molto serie sono accadute in quelle occasioni. Ma non posso dire nulla”.

E il suo segreto, sempre che siano vere le fonti che rivelarono quelle indiscrezioni, se lo portò nella tomba.


20 febbraio 2021

Il “Codice Pray”, un documento del XII secolo

 



di Lorenzo Bianchi

Il "Codice Pray", il più importante manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Budapest, perché è il primo scritto in lingua ungherese, contiene (f. 27v) il disegno di Gesù mentre viene posto nel sepolcro.

In questo disegno è rappresentato, con vari particolari, il telo nel quale Gesù viene avvolto. Nel telo possiamo riconoscere senza alcun dubbio la Sindone di Torino. È stato infatti notato che la postura di Gesù è la stessa dell’immagine sindonica; che le mani hanno quattro dita, ancora come appare nell’immagine sindonica; che il telo sembra tessuto a spina di pesce, come quello di Torino.

Ma, se l’identità di questi particolari potrebbe essere (anche se certo con qualche difficoltà) interpretata come casuale, un altro particolare non può assolutamente essere stato rappresentato per caso: si tratta di quattro segni (nel disegno sembrano piccoli fori) disposti a forma di “L”. Gli stessi (sono bruciature) si ritrovano anche sulla Sindone. Segni talmente particolari da dare la certezza che chi ha fatto il disegno della deposizione aveva negli occhi proprio l’immagine della Sindone.

Questo disegno, che è un incontestabile documento storico, è datato con certezza al 1192, ad un’epoca di varie decine d’anni più antica di quella ottenuta con la radiodatazione della Sindone.


23 gennaio 2021

Non serve altro

 


In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

(Vangelo di Giovanni, Prologo)