Con questa intenzione scrisse la sua opera dogmatica più celebre: De Trinitate. Tornato in patria (360 o 361), l’influsso del suo magistero si estese ben oltre i confini della Gallia, in tutto l’Impero: Sant’Ilario fu un cristiano che non si inchinò al potere del mondo, ma al Regno di Dio.
13 gennaio 2018
Un Grande di tutti i tempi: Sant'Ilario di Poitiers
Ci fu un
tempo nel quale la maggior parte degli uomini di Chiesa persero la Fede,
pensavano di essere cattolici, ma, in realtà, seguivano gravi errori teologici,
perciò il loro credo era corrotto e deviato. Per ben due secoli, dal IV al VII,
l’eresia ariana imperversò sia in Oriente che in Occidente: elaborata dal
monaco e teologo Ario, questa teoria sosteneva che la natura divina di Gesù
fosse sostanzialmente inferiore a quella del Padre e che il Verbo di Dio non
fosse eterno e increato. Sebbene Ario fosse stato scomunicato e la sua dottrina
condannata, l’arianesimo resistette a lungo, tanto da diventare religione
ufficiale dell’Impero romano durante il regno di Costanzo II. «Tutto l’orbe
gemette riconoscendosi con stupore ariano» scrisse san Girolamo: l’errore, come
il peccato, fa sempre gemere.
Errori e
peccati, oggi, sono disseminati ovunque, anche nella Chiesa; ciò non permette
la quiete né nella vita naturale, né tantomeno nella vita spirituale. Come
allora si negava la totale divinità di Cristo, oggi si nega che la Trinità sia
l’unico vero Dio per tutte le genti, cercando di unirle non nella Chiesa
cattolica, ma in un’utopica alleanza di religioni diverse.
Il 13
gennaio viene ricordato un Santo e Dottore della Chiesa che fu essenziale,
insieme ad alcuni suoi confratelli nell’episcopato, per il ristabilimento
dell’ordine nel pensiero teologico e per il ritorno alla Verità: Sant’Ilario di
Poitiers (310 ca. ‒ 367), paladino della Tradizione contro l’Arianesimo.
Persino papa Liberio, per accondiscendere al potere politico dell’Imperatore
Costanzo, spalleggiò gli ariani. Obiettivo di Costanzo fu quello di unire
l’Impero sotto il pensiero ariano, ma gli ostacoli si chiamavano Sant’Atanasio
in Oriente e Sant’Ilario in Occidente: il Vescovo di Alessandria e il Vescovo
di Poitiers vi si opposero con forza e determinazione, ma con la mitezza della
carità e della santità.
Disse
Benedetto XVI nell’udienza generale del 10 ottobre del 2007: «Alcuni autori
antichi pensano che questa svolta antiariana dell’episcopato della Gallia sia
stata in larga parte dovuta alla fortezza e alla mansuetudine del Vescovo di
Poitiers. Questo era appunto il suo dono: coniugare fortezza nella fede e
mansuetudine nel rapporto interpersonale».
Questo
europeo, Padre della Chiesa, fu un Defensor
Fidei di immenso coraggio e di perfetta coerenza e consacrò la sua vita per
proteggere e salvare la Fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio
come il Padre, che lo ha generato fin dall’eternità. Scarne le notizie sulla
sua esistenza, abbondanti le opere teologiche che ha consegnato alla Chiesa e
alla storia. Di famiglia aristocratica gallo-romana e pagana, ricevette una
solida formazione letteraria, si sposò ed ebbe una figlia di nome Abra.
Appassionato della ricerca filosofica, scoprì il Cristianesimo e si convertì.
Venne acclamato vescovo di Poitiers fra il 353 e il 354 e prese sotto la sua
protezione San Martino, futuro vescovo di Tours.
Fra i
suoi molteplici scritti troviamo il Commento al Vangelo di Matteo: il più
antico in lingua latina. Nel 356 assistette al sinodo di Béziers, nel sud della
Francia, il «sinodo dei falsi apostoli», come egli stesso lo chiamò, perché
capeggiato dai vescovi filo ariani, i quali chiesero all’Imperatore la condanna
all’esilio del vescovo Ilario. Nell’estate di quell’anno fu costretto a partire
per la Frigia (nell’attuale Turchia), dominata dall’Arianesimo. Tuttavia egli
riuscì a resistere e anche qui cercò di ristabilire l’unità della Chiesa sulla
base della retta Fede formulata dal Concilio di Nicea (325).
Con questa intenzione scrisse la sua opera dogmatica più celebre: De Trinitate. Tornato in patria (360 o 361), l’influsso del suo magistero si estese ben oltre i confini della Gallia, in tutto l’Impero: Sant’Ilario fu un cristiano che non si inchinò al potere del mondo, ma al Regno di Dio.
Con questa intenzione scrisse la sua opera dogmatica più celebre: De Trinitate. Tornato in patria (360 o 361), l’influsso del suo magistero si estese ben oltre i confini della Gallia, in tutto l’Impero: Sant’Ilario fu un cristiano che non si inchinò al potere del mondo, ma al Regno di Dio.