L'ortodossia ebraica di Gerusalemme vedeva con diffidenza gli ebrei che vivevano in Galilea. C'era senz'altro nella Palestina del I sec. d.C. discriminazione da parte degli ebrei di Gerusalemme nei confronti dei Galilei. Discriminazione che non facevano per esempio i Romani, che erano invece abituati a convivere con i Celti. Per questo fu così difficile per Ponzio Pilato procedere alla condanna di Gesù.
24 giugno 2018
L'origine celtica di Gesù
Durante tutto il primo millennio a.C., la civiltà celtica raggiunse la sua massima espansione spingendosi anche oltre i limiti del continente europeo. I Galati, che i Romani chiamavano Galli, erano un popolo di stirpe celtica, che si stabilì nel III sec. a.C. prima in Tracia e poi nella Galatia, una regione storica che corrisponde all'odierna Anatolia centrale.
Anche la regione della Palestina settentrionale, a occidente del Lago di Tiberiade, formato dal fiume Giordano, prende il nome dai suoi abitanti di stirpe celtica, come chiaramente evidenziato dal nome che i Greci prima e i Romani poi gli assegnarono: Galilea.
Da alcuni documenti storici abbiamo alcuni indizi sull'origine celtica dei suoi abitanti, come per esempio il riferimento all'agricoltura. Sappiamo infatti che i Celti erano degli straordinari coltivatori, abilissimi nell'aumentare la capacità produttiva dei terreni.
Il quadro climatico del I sec. era in realtà assai diverso da quello attuale, basti pensare che nel sud della Britannia il clima era così mite che si poteva coltivare la vite. Anche oggi la Galilea, seppure più arida, ha comunque un clima particolarmente mite grazie all'influsso del lago, che favorisce la crescita della vegetazione.
Gesù, il cui nome è simile a quello del dio celtico Hesus, che con Toutatis e Taranis formava la triade divina celtica, nell'immaginario collettivo è sempre rappresentato come un uomo alto, con i capelli lunghi biondi e la pelle chiara, tratti certamente non mediorientali ma che probabilmente fanno rifermento ad un'origine ancestrale differente. Anche l'immagine ricavata dalla Sindone rivela lineamenti nordici.
Se si pensa, vi sono forti analogie tra la tradizione religiosa cristiana e quella celtica, proprio in alcuni punti fondanti del credo cristiano. Il battesimo visto come bagno purificatore e catartico di rinascita e liberazione dal male. Il sacrificio personale visto come offerta della propria vita per la liberazione dal male del proprio popolo. L'idea stessa di trinità è un'idea tipicamente celtica, basti pensare al simbolo del Triskell. Questi erano punti cardine nella vita dei Celti, che come sappiamo non erano una nazione ma un gruppo di popoli che condividevano una cultura comune.
L'ortodossia ebraica di Gerusalemme vedeva con diffidenza gli ebrei che vivevano in Galilea. C'era senz'altro nella Palestina del I sec. d.C. discriminazione da parte degli ebrei di Gerusalemme nei confronti dei Galilei. Discriminazione che non facevano per esempio i Romani, che erano invece abituati a convivere con i Celti. Per questo fu così difficile per Ponzio Pilato procedere alla condanna di Gesù.
In tale contesto storico culturale è possibile che la setta degli Esseni, di cui si dice facesse parte lo stesso Gesù, fosse una setta druidica celtica con influenze ebraiche. Gli Esseni erano soliti vestire di bianco ed erano dediti all'astrologia.
Alla morte di Gesù, la sua famiglia abbandonò la Palestina, per tornare nelle terre di origine. Secondo la leggenda, Maria Maddalena avrebbe raggiunto la Provenza e dato luogo alla dinastia dei re Merovingi. Giuseppe d'Arimatea sarebbe invece approdato in Britannia, divenendone il primo vescovo e fondando il primo monastero, dove era anche custodito il Santo Graal, che aveva portato con sé dalla Palestina.
Probabilmente, si tratta di leggende popolari tramandate fino ai nostri giorni, ma come accade per tutte le leggende è possibile che nascondano qualche verità. Fatto sta che fu proprio dalle isole britanniche che, nei secoli successivi, con i monaci irlandesi e il cristianesimo celtico partì l'evangelizzazione dell'Europa.