NULLA VERITAS SINE TRADITIONE


5 ottobre 2018

La medaglia di Campo dei Fiori



L'originale fu scoperto da Boyer d'Agen nel marzo del 1897 al mercato delle ferraglie di Campo dei Fiori a Roma. È un pezzo di ottone, con un diametro di 36 mm. Il viso ha un profilo maschile, capelli lunghi e barba corta, rivolto a sinistra e incorniciato da lettere ebraiche. Questo profilo somiglia ai ritratti di Cristo più verosimilmente autentici: il velo di Veronica, l'immagine di Edessa (a Genova), la Sindone di Torino. Essa corrisponde alla descrizione di Gesù fatta da Publio Lentulo, governatore della Giudea durante il regno di Tiberio Cesare e alle visioni di Anna Caterina Emmerick. Sulla destra del ritratto figura la lettera "Aleph" (natura divina, divina e umana, la verità, l'amore universale) e a destra le lettere "Yod, Shin, Vau" (evidente contrazione di Yeschouah, vale a dire, Gesù). Il retro reca un testo ebraico che significa: «Il Messia regnò. Egli è venuto in pace e, Luce dell'uomo, infatti, Egli vive».

Questa medaglia, della migliore fattura possibile, risale a prima della fine del terzo secolo. Cristiana e recante un testo ebraico, questa medaglia era quindi destinata ai cristiani, ebrei, che avevano ancora familiarità con la loro lingua sacra. Tuttavia, ne hanno poi perso l'uso a beneficio del greco a partire dal 135 (distruzione di Gerusalemme e diaspora). Meglio, redatta in un linguaggio chiaro, essa deve risalire a prima delle repressioni del 70 in Giudea, dell'imperatore Tito, e anche del 66 in Galilea, di Vespasiano, perché in seguito i cristiani adottarono per prudenza dei simboli allusivi (pesce, agnello...).

Prima delle persecuzioni, questo pezzo probabilmente servì agli ebrei cristiani come attestazione battesimale o eucaristica. Durante le persecuzioni (fino al regno di Diocleziano nel 305), mostrata con prudenza, doveva servire come segno di riconoscimento tra i discepoli di Cristo.