Papa:
mai fare crociate, no a trionfalismo.
Fede non è bandiera, strada migliore è testimonianza
umile.
(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 5 APR - "Se tu vai
con la tua fede come una bandiera, come le crociate, e vai a fare proselitismo,
quello non va. La strada migliore è la testimonianza, ma umile", senza
"trionfalismo": "quello è un altro peccato nostro, un altro
atteggiamento cattivo", "Gesù non è stato trionfalista".
Lo afferma papa Francesco nell'intervista ai giovani
belgi trasmessa da una tv fiamminga, di cui oggi è stata diffusa la
trascrizione integrale.
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A questa ennesima cretinata pronunciata dal simpatico vescovo di Roma, facciamo rispondere, seppure in modo indiretto, due illustri storici come lo scrittore Arrigo Petacco e il prof. Thomas F. Madden
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Il giornalista Arrigo Petacco nel libro
"L'ultima crociata" sostiene che l'Europa e la Chiesa si trovarono
nella doverosa necessità di difendersi di fronte alla jihad islamica. Un secolo
prima della spedizione in Terra Santa i mussulmani avevano risalito il Tevere
cercando addirittura di rapire il Papa.
"Le Crociate non furono guerre di aggressione,
ma di legittima difesa di fronte alla jihad, la guerra santa iniziata secoli
prima, all'assalto della cristianità". Lo ha detto Arrigo Petacco,
giornalista e divulgatore storico, nel presentare il suo ultimo libro a
Bologna.
In un incontro organizzato martedì 20 novembre da
"Impegno civico" per presentare il libro "L'ultima crociata.
Quando gli ottomani arrivarono alle porte dell'Europa" (Mondadori), Arrigo
Petacco ha affermato di aver avuto l'idea per il libro dal discorso pronunciato
da Benedetto XVI a Ratisbona.
Senza voler suscitare ulteriori polemiche, Petacco ha
spiegato che le critiche all'Islam, contenute nel famoso colloquio avvenuto
presumibilmente verso la fine del XIV secolo tra l'imperatore Manuele II il
Paleologo e un saggio musulmano, spiegano perchè "le Crociate furono una
necessità".
"I cristiani si sono trovati sempre a dover
reagire a degli attacchi", ha detto Petacco, facendo notare ad esempio
che, con un secolo e mezzo d'anticipo sulla prima Crociata, una spedizione
musulmana aveva addirittura risalito il Tevere da Ostia, arrivando a
saccheggiare San Pietro e a tentare il rapimento del Pontefice, che si salvò
soltanto per un caso e in extremis.
"Se la Chiesa alla fine non avesse reagito, chiamando
a impugnare le armi", ha affermato, "probabilmente oggi saremmo tutti
musulmani".
Fino a quel momento, ha tenuto a precisare Arrigo
Petacco, i Papi non avevano mai impugnato la spada: "Fino ad allora la
Chiesa non aveva fatto altro che predicare il cristianesimo, e con
intelligenza".
"C'erano state infatti le invasioni barbariche,
ma la Chiesa, senza essere ricorsa alla forza, aveva mantenuto un grande
prestigio, i barbari li aveva cristianizzati - ha spiegato -. Basti pensare che
Carlo Magno, un franco analfabeta, era diventato imperatore del Sacro Romano
Impero, con la benedizione e ricevendo la corona da parte del Pontefice".
Ma quando si affacciano in Europa, ha sottolineato,
"i musulmani non sono un popolo barbaro, hanno già la loro religione, codificata
e precisa, con un preciso disegno politico: l'islamizzazione del mondo. Perché
Islam, ricordiamolo, significa ‘sottomissione'".
"Quando infatti - ha precisato infine lo
scrittore - nel 1095 Urbano II proclamò la prima crociata, la cristianità stava
per essere assorbita dall'Islam, che era dilagato nel Mediterraneo ‘a macchia
d'olio', e con la spada aveva conquistato tutto il Nord dell'Africa e l'Asia
Minore, circondato Costantinopoli e occupato la Sicilia, parte della Calabria,
e tutta la Spagna, arrivando addirittura a varcare i Pirenei e ad entrare in
Francia".
Qui i carolingi ne bloccarono l'avanzata nel 732, con
la battaglia di Poitiers; ma da quel momento fino a quella che Petacco chiama
l'"ultima crociata", organizzata nel 1683 per liberare Vienna
dall'assedio dei Turchi, "gli attacchi e le incursioni islamiche sono
stati continui, via mare e via terra, per secoli".
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La vera storia delle
Crociate
I crociati non erano persone che
aggredivano senza essere provocati, non erano avidi predoni, o colonizzatori
medievali, come riportato in alcuni libri di storia.
Thomas Madden, professore associato e
preside della facoltà di storia dell’Università di St. Louis (Missouri) e
autore di “A Concise History of the Crusades”, sostiene che i crociati rappresentavano
una forza difensiva che non approfittava delle proprie imprese al fine di
guadagnarci in ricchezze terrene o in acquisizioni territoriali. Madden ha
ripercorso il quadro sui miti più diffusi relativi ai crociati, a
fronte dei recenti accertamenti che li destituiscono di fondamento.
Quali
sono gli errori storiografici più comuni sulle crociate e su chi vi prendeva
parte?
Madden: Alcuni dei miti più comuni e le ragioni della loro
infondatezza sono i seguenti:
Mito n. 1: Le
crociate erano guerre di aggressione non provocate, contro un mondo musulmano
pacifico.
Questa affermazione contiene quanto di più sbagliato ci possa
essere. Dai tempi di Maometto, i musulmani avevano tentato di conquistare il
mondo cristiano. Ed avevano ottenuto anche notevoli successi. Dopo alcuni
secoli di continue conquiste, gli eserciti musulmani dominavano l’intero
nord-Africa, il Medio Oriente, l’Asia Minore e gran parte della Spagna.
In
altre parole, per la fine dell’XI secolo, le forze islamiche avevano conquistato
due terzi del mondo cristiano. La Palestina, casa di Gesù Cristo; l’Egitto,
luogo di nascita del cristianesimo monastico; l’Asia Minore dove San Paolo
aveva gettato i semi delle prime comunità cristiane - queste non erano la
periferia della Cristianità, ma il vero cuore. E gli imperi musulmani non
terminavano lì. Essi continuarono a spingersi verso Occidente, verso
Costantinopoli, oltrepassandola e varcando i confini della stessa Europa. Le
aggressioni non provocate erano quindi tutte dalla parte dei musulmani. Ad un
certo momento, ciò che rimaneva del mondo cristiano avrebbe per forza dovuto
difendersi o in caso contrario soccombere alla conquista islamica.
Mito n. 2: I crociati indossavano croci, ma erano in realtà
interessati unicamente a conquistarsi ricchezze e terreni. I loro pii propositi
erano solo una copertura sotto la quale si nascondeva una rapace avidità.
Gli
storici, tempo fa, ritenevano che in Europa si era verificato un aumento
demografico che aveva portato ad avere un numero eccessivo di nobili cadetti,
addestrati nell’arte bellica cavalleresca, ma privi di terreni feudali da
ereditare. Le crociate quindi erano viste come una valvola di sfogo che
spingeva questi uomini bellicosi lontano dall’Europa, verso terre da
conquistare a spese di qualcun’altro.
La storiografia moderna, assistita
dall’avvento dei database computerizzati, ha fatto crollare questo mito. Noi
sappiamo oggi che erano piuttosto i primogeniti d’Europa a rispondere
all’appello del Papa del 1095, e a partecipare alle successive crociate. Andare
in crociata implicava enormi spese. I signori erano costretti a vendere o a
ipotecare le proprie terre per radunare i fondi necessari. Gran parte di loro,
inoltre, non aveva interesse a costituire un regno oltre mare. Più o meno come
i soldati di oggi, i crociati medievali erano fieri di fare il proprio dovere,
ma altrettanto desiderosi di tornare a casa.
Dopo i successi spettacolari
della prima crociata, con la conquista di Gerusalemme e di gran parte della
Palestina, praticamente tutti i crociati tornarono a casa. Solo una minima
parte di loro rimase indietro al fine di consolidare e governare i nuovi
territori.
Anche il bottino non era granché. Infatti, sebbene i crociati
sognassero vaste ricchezze nelle opulente città orientali, praticamente nessuno
di loro riuscì anche solo a recuperare le spese sostenute all’inizio. Tuttavia
i soldi e la terra non rappresentavano il motivo per cui avventurarsi nelle
crociate. Essi andavano ad espiare i peccati per guadagnarsi la salvezza mediante
le buone opere in una terra lontana. Essi sostenevano spese e fatiche perché
credevano che, andando in soccorso ai loro fratelli e sorelle cristiani in
Oriente, avrebbero accumulato ricchezze dove la ruggine e la tarma non
corrodono. Avevano ben presente l’esortazione di Cristo secondo cui chi non
prenderà su di sé la propria croce non sarà degno di lui. Essi ricordavano
anche che “nessuno ha un amore più grande di chi dà la propria vita per gli
amici”.
Mito n. 3: Quando i crociati conquistarono Gerusalemme nel
1099, essi massacrarono tutti gli uomini, donne e bambini della città, fino ad
inondare le strade di sangue.
Questa è una delle storie preferite da chi
vuole dimostrare la natura malvagia delle crociate.
Certamente è vero che
molte persone a Gerusalemme furono uccise dopo che i crociati conquistarono la
città. Ma questo deve essere considerato nel contesto storico del tempo. In
ogni civiltà europea o asiatica dell’epoca, era normale ed accettato moralmente
che una città che aveva resistito alla cattura ed era stata presa con la forza,
apparteneva ai vittoriosi. E questo non comprendeva solo gli edifici e i beni,
ma anche le stesse persone che l’abitavano. È per questo che ogni città o
fortezza doveva valutare attentamente se poteva permettersi di contrastare
l’assediante. Se no, era più saggio negoziare i termini della resa.
Nel caso
di Gerusalemme, la difesa fu tentata fino alla fine. Si calcolava che le
formidabili mura della città avrebbero tenuto a bada i crociati fino all’arrivo
di una forza proveniente dall’Egitto. Ma si sbagliarono. E quando la città
cadde, essa fu saccheggiata. Molti furono ammazzati, ma molti altri furono
riscattati o lasciati liberi.
Secondo il criterio moderno questo può sembrare
brutale. Ma un cavaliere medievale potrebbe far notare che un numero molto
maggiore di uomini, donne e bambini innocenti vengono ammazzati mediante le
tecniche moderne di guerra, rispetto al numero di persone che potrebbe cadere
sotto la spada nell’arco di uno o due giorni. È utile osservare che in quelle
città musulmane che si arresero ai crociati, le persone erano lasciate
indisturbate. Venivano requisite le loro proprietà ed essi erano lasciati
liberi di professare la propria fede.
Mito n. 4: Le crociate erano una forma di colonialismo medievale rivestito di
orpelli religiosi. È importante
ricordare che nel Medio Evo l’Occidente non era una cultura potente e dominante
che si avventurava in una regione primitiva e arretrata. Era l’Oriente
musulmano ad essere potente, benestante e opulento. L’Europa era il Terzo
mondo.
Gli Stati crociati, fondati in seguito alla prima crociata, non erano
nuovi stanziamenti di cattolici in un mondo musulmano estraneo alle
colonizzazioni britanniche dell’America. La presenza cattolica negli Stati
crociati era sempre molto ridotta, solitamente inferiore al 10% della
popolazione. Essi ricoprivano il ruolo di governanti e di magistrati, e altri
erano commercianti italiani e membri degli ordini militari. La stragrande
maggioranza della popolazione degli Stati crociati era musulmana.
Non erano
quindi colonie nel senso di piantagioni o fabbriche, come nel caso dell’India.
Erano degli avamposti. La finalità ultima degli Stati crociati era di difendere
i luoghi santi in Palestina, specialmente in Gerusalemme, e di fornire un
ambiente sicuro per i pellegrini cristiani in vista in quei luoghi.
Non vi era
un Paese di riferimento per gli Stati crociati, con cui questi intrattenessero
rapporti economici, né gli europei traevano vantaggio economico da tali Stati.
Al contrario, le spese delle crociate finalizzate al mantenimento dell’Oriente
latino, gravavano fortemente sulle risorse europee. Come avamposto, gli Stati
crociati mantenevano un’impostazione militare. Mentre i musulmani combattevano
tra di loro, gli Stati crociati erano al sicuro, ma una volta che i musulmani
si unirono, furono in grado di far cadere le fortificazioni, catturare le città
e nel 1291 espellere del tutto i cristiani.
Mito n. 5: Le crociate furono fatte anche contro gli ebrei.
Nessun
Papa ha mai lanciato una crociata contro gli ebrei. Durante la prima
crociata un folto gruppo di malfattori, non associati all’esercito principale,
discese nei paesi della Renania e decise di depredare e ammazzare gli ebrei che
vi risiedevano. Questo fu causa, in parte di pura avidità, ma in parte derivava
anche da un’errata concezione per cui gli ebrei, in quanto responsabili della
crocifissione di Cristo, sarebbero stati legittimi bersagli della guerra.
Il
Papa Urbano II e i successivi Papi condannarono fortemente questi attacchi
contro gli ebrei. I vescovi locali e gli altri ecclesiastici e laici tentarono
di difendere gli ebrei, anche se con scarso successo. Analogamente, durante la
fase iniziale della seconda crociata, un gruppo di rinnegati uccise molti
cristiani in Germania, prima che San Bernardo riuscisse a raggiungerli e a
fermarli.
Queste realtà erano un disdicevole effetto collaterale derivante
dall’entusiasmo delle crociate, ma non erano lo scopo delle crociate. Per usare
un’analogia moderna, durante la seconda guerra mondiale alcuni soldati
americani commisero crimini mentre si trovavano oltre oceano. Essi furono
arrestati e puniti per tali crimini, ma il motivo per cui erano entrati in
guerra non era di commettere crimini.
Crede che i contrasti tra Occidente e mondo musulmano
siano in qualche modo una reazione alle crociate?
Madden: No. Potrebbe sembrare una risposta strana
considerando che Osama bin Laden e altri islamici si riferiscono spesso agli
americani come “crociati”. Tuttavia è importante ricordare che nel corso del
Medioevo - e in realtà fino al tardo XVI secolo - la superpotenza del mondo
occidentale era l’Islam. Le civiltà musulmane erano ricche, sofisticate e
immensamente potenti. L’Occidente invece era arretrato e relativamente debole.
È interessante notare anche che, ad eccezione della
prima crociata, sostanzialmente tutte le altre crociate dell’Occidente - e ve
ne furono centinaia - non ebbero successo. Le crociate possono aver rallentato
l’espansione del mondo musulmano, ma non ne hanno assolutamente procurato un
arresto. Gli imperi musulmani hanno continuato ad espandersi nei territori
cristiani, conquistando i Balcani, molta dell’Europa orientale, compresa la più
grande città cristiana al mondo, Costantinopoli. Agli occhi dei musulmani del
tempo, le crociate non erano considerate molto importanti. Normalmente, le
persone del mondo musulmano del XVIII secolo non sapevano granché delle
crociate. Queste erano invece importanti per gli europei, perché rappresentavano
imprese notevoli, caratterizzate dal fallimento.
Tuttavia, durante il XIX secolo, quando gli europei
iniziarono a conquistare e colonizzare i Paesi del Medio oriente, molti storici
- in particolare scrittori francesi nazionalisti o monarchici - iniziarono a
considerare le crociate come il primo tentativo dell’Europa diretto a esportare
i frutti della Civiltà occidentale al mondo arretrato musulmano. In altre
parole, le crociate furono trasformate in guerre imperialiste.
Queste interpretazioni della storia furono diffuse
nelle scuole coloniali e divennero l’impostazione accettata nel Medio oriente e
oltre. Nel XX secolo, l’imperialismo fu oggetto di discredito. Allora, alcuni
nazionalisti arabi e islamisti fecero propria l’impostazione coloniale delle
crociate ed iniziarono a sostenere che l’Occidente era responsabile delle loro
afflizioni perché aveva depredato il mondo musulmano sin dai tempi dalle
crociate.
Spesso si dice che le persone, nel Medioevo, hanno
lunga memoria; è vero. Ma nel caso delle crociate, essi hanno recuperato
memoria: ricordi fabbricati per loro stessi dai conquistatori europei.
Vi è qualche similitudine tra le crociate e la guerra
contro il terrore di oggi?
Madden: A parte il fatto che i soldati di entrambe le
guerre sono spinti dalla volontà di servire qualcosa che è più grande di loro
stessi, a cui essi tengono, e che desiderano tornare a casa appena queste
terminano, non vedo altre similitudini tra le crociate medievali e la guerra
contro il terrore. Le motivazioni di una società secolare posti-illuminista
sono molto diverse rispetto a quelle del mondo medievale.
In che modo le crociate si differenziano dalla jihad
islamica o da altre guerre di religione?
Madden: Lo scopo fondamentale della jihad è di
espandere il Dar al-Islam -- la dimora dell’Islam -- nel Dar al-Harb -- la
dimora della guerra. In altre parole, la jihad è espansionistica e persegue la
conquista dei non musulmani per porli sotto il governo musulmano. A coloro che
vengono conquistati viene data una semplice alternativa. Per coloro che non
appartengono alle “Genti del Libro” - ovvero i non cristiani o i non ebrei - la
scelta è convertirsi all’Islam o perire. Per coloro che appartengono alle
“Genti del Libro”, la scelta è sottomettersi al governo musulmano e alla legge
islamica o perire. L’espansione dell’Islam, quindi, era direttamente legata al
successo militare della jihad.
Le crociate furono qualcosa di molto diverso. Nel
Cristianesimo, sin dall’inizio, fu sempre proibita la conversione forzata di
qualsiasi tipo. La conversione per mezzo della spada non era possibile per il
Cristianesimo. Diversamente dalla jihad, lo scopo delle crociate non era né
quello di allargare l’estensione territoriale del mondo cristiano, né quello di
diffondere il cristianesimo mediante la conversione forzata. Le crociate erano
invece una risposta diretta e tardiva a secoli di conquiste musulmane di
territori cristiani. L’evento che seguì immediatamente la prima crociata fu la
conquista turca di tutta l’Asia minore nel corso dei decenni dal 1070 al 1090.
La prima crociata fu lanciata da Papa Urbano II nel 1095 in risposta ad un
urgente appello di aiuto dell’imperatore bizantino di Costantinopoli. Urbano II
allora chiamò i cavalieri del mondo cristiano per accorrere in aiuto ai fratelli
d’Oriente.
L’Asia minore era cristiana. Questa parte dell’Impero
bizantino fu evangelizzata a partire da San Paolo. San Pietro fu il primo
vescovo di Antiochia. Paolo scrisse le sue famose lettere ai cristiani di
Efeso. Il credo della Chiesa fu scritto a Nicea. Tutti questi luoghi si trovano
in Asia minore. L’imperatore bizantino pregò i cristiani d’Occidente di
aiutarlo a riconquistare i territori e ad espellere i turchi. E le crociate
rappresentarono questo aiuto. Il loro scopo, tuttavia, non era solo quello di
riconquistare l’Asia minore, ma di riconquistare altre terre anticamente
cristiane, che erano state perse a causa delle jihad islamiche. Tra queste vi
era la Terra santa.
In una parola, quindi, la principale differenza tra
le crociate e le jihad è che le prime erano una difesa contro queste ultime.
Tutta la storia delle crociate orientali è una storia di risposta ad
aggressioni musulmane.
I crociati ebbero qualche successo nella conversione
del mondo musulmano?
Madden: Nel XII secolo alcuni francescani iniziarono
una missione in Medio oriente nel tentativo di convertire i musulmani. Ma non
ebbe successo in gran parte perché le leggi islamiche considerano la
conversione ad altra religione come un’offesa capitale. Questo tentativo fu,
peraltro, portato avanti separatamente rispetto alle crociate, le quali non
avevano nulla a che fare con il discorso della conversione, e mediante mezzi
pacifici di persuasione.
Come razionalizzò, il mondo cristiano, la propria
sconfitta nelle crociate? I crociati stessi furono sconfitti?
Madden: Lo fecero così come gli ebrei del Vecchio
Testamento. Dio non diede la vittoria al suo popolo perché era nel peccato.
Questo portò ad un movimento di pietà di larga scala in Europa, il cui
obiettivo era di purificare in ogni modo la società cristiana.
Il Papa Giovanni Paolo II, in realtà, ha chiesto
scusa per le crociate. Le ha condannate...
Madden: Questo è un mito curioso, visto che il Papa è
stato cosi palesemente criticato per non aver chiesto scusa in modo espresso
per le crociate, nell’ambito della sua richiesta di perdono a tutti coloro a
cui i cristiani avevano procurato del male ingiustamente. Il Santo Padre non
le ha condannate, né ha chiesto scusa per esse. Egli ha chiesto scusa per i
peccati dei cattolici. Recentemente è stato ampiamente riportato il fatto che
Giovanni Paolo II ha chiesto scusa al Patriarca di Costantinopoli per la
conquista crociata di Costantinopoli del 1204.
Ma in realtà, il Papa ha solo ribadito ciò che aveva
detto il suo predecessore, Papa Innocenzo II (1198-1216). Quell’evento fu un
tragico esempio di un attacco non andato a buon fine, che peraltro lo stesso
Innocenzo II cercò in ogni modo di evitare. Egli ha chiesto scusa per i
peccati dei cattolici che presero parte alle crociate, ma non ha chiesto scusa
per le crociate stesse o per i loro risultati.