27 giugno 2015
Atlantide: il continente perduto
"Molte e grandi, pertanto, sono le imprese
della vostra città che noi ammiriamo e che sono scritte qui, ma fra tutte ve
n'è una che le supera per grandezza e valore: dicono infatti le scritture
quanto grande fu quella potenza che la vostra città sconfisse, la quale
invadeva tutta l'Europa e l'Asia nel contempo, procedendo dal di fuori
dell'Oceano Atlantico.
Allora infatti quel
mare era navigabile, e davanti a quell'imboccatura che, come dite, voi chiamate
colonne d'Ercole, aveva un'isola, e quest'isola era più grande della Libia e
dell'Asia messe insieme: partendo da quella era possibile raggiungere le altre
isole per coloro che allora compivano le traversate, e dalle isole a tutto il
continente opposto che si trovava intorno a quel vero mare. Infatti tutto
quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un
porto caratterizzato da una stretta entrata: quell'altro mare, invece, puoi
effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi
veramente e assai giustamente chiamarla continente.
In quest'isola di
Atlantide vi era una grande e meravigliosa dinastia regale che dominava tutta
l'isola e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano le
regioni della Libia che sono al di qua dello stretto sino all'Egitto, e
l'Europa sino alla Tirrenia. Tutta questa potenza, radunatasi insieme, tentò
allora di colonizzare con un solo assalto la vostra regione, la nostra, e ogni
luogo che si trovasse al di qua dell'imboccatura. Fu in quella occasione,
Solone, che la potenza della vostra città si distinse nettamente per virtù e
per forza dinanzi a tutti gli uomini: superando tutti per coraggio e per le
arti che adoperavano in guerra, ora guidando le truppe dei Greci, ora rimanendo
di necessità sola per l'abbandono da parte degli altri, sottoposta a rischi
estremi, vinti gli invasori, innalzò il trofeo della vittoria, e impedì a
coloro che non erano ancora schiavi di diventarlo, mentre liberò generosamente
tutti gli altri, quanti siamo che abitiamo entro i confini delle colonne
d'Ercole.
Dopo che in seguito,
però, avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una
sola notte tremendi, tutto il vostro esercito sprofondò insieme nella terra e
allo stesso modo l'isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare: perciò
anche adesso quella parte di mare è impraticabile e inesplorata, poiché lo
impedisce l'enorme deposito di fango che che vi è sul fondo formato dall'isola
quando si adagiò sul fondale".
Platone, Timeo