6 novembre 2016
Per non dimenticare
Il 5
maggio 1981, nell’infermeria del carcere di Long Kesh, il ventisettenne
patriota irlandese Robert “Bobby” Sands moriva dopo 65 giorni di sciopero della
fame. Il piccolo Robert aveva vissuto i suoi primi anni d’infanzia insieme alla
sua famiglia, in un quartiere protestante di Belfast Est, dove giocava a rugby
con dei ragazzi protestanti, che lo soprannominarono “Bobby”, e dove il piccolo
ragazzo cattolico vedeva nei poliziotti inglesi degli eroi. Successivamente, si
trasferirono a Twinbrook, un quartiere cattolico nato intorno alla chiesa di
San Luca. Attraverso i racconti di sua madre Rosaleen, il giovane Robert
cominciò ad avere dei dubbi sui suoi presunti “eroi” e a capire la difficile
esistenza dei cattolici nell’Irlanda del Nord. Ecco come Bobby la descrive nei
suoi diari:
“Mia madre mi raccontava le retate di
prigionieri politici, gli assalti armati, i morti o le incursioni all’alba. Con
l’avvento della televisione, però, i racconti di mia madre furono sostituiti
dalle immagini. Le mie idee si confusero: i cattivi descritti da lei erano
sempre i miei eroi televisivi; i soldati inglesi lottavano per la giustizia e i
poliziotti erano invariabilmente bravi ragazzi. Da piccolo io mitizzai le loro
gesta e li imitai nei miei giochi infantili. A scuola imparai la storia, ma era
sempre storia inglese. Poi cominciai a chiedermi perché non insegnavano mai la
storia del mio paese, l’Irlanda”.
Nel 1968,
cominciò a cambiare qualcosa nella vita di Bobby, il contenuto dei telegiornali
mutò e notò come gli “agenti speciali” caricavano la folla per le strade,
bastonando e perseguitando gente come loro. Nell’agosto del 1969, la violenza
scoppiò nelle strade e il suo quartiere sembrò colpito da un “uragano”, come
lui disse.
“Arrivarono gli "speciali", seguiti
da orde di "orangisti" inferociti, e invadevano le nostre strade,
sparavano, incendiavano, saccheggiavano, uccidevano. Non c’era nessuno a
difenderci, allora, a parte i "ragazzi", come mio padre chiamava gli
uomini che proteggevano il quartiere con poche armi antiquate. Poco dopo,
apparvero per le strade strane persone, voci, facce, sotto forma dei soldati
britannici. Non li consideravo più gli eroi della mia infanzia".
Ed è qui
che Bobby, diciottenne, decise di arruolarsi tra i “Provisionals” (la nuova ala
combattente dell’IRA).
“Con mia sorpresa i miei ex compagni di
scuola e i miei vicini divennero i miei camerati e mi aprirono le loro case e i
loro cuori. Imparai subito che senza l’appoggio della popolazione i
repubblicani non avrebbero mai potuto sopravvivere. Nel ’71 passai il mio
ultimo Natale a casa”.
Nell’autunno
del 1972, poco più che diciannovenne, fu arrestato, condannato a tre anni e
mezzo di reclusione per possesso di armi. Nel 1976, quando fu rilasciato, Bobby
era più che mai deciso a battersi per la libertà del suo Paese. Purtroppo, sei
mesi dopo ebbe la sfortuna di essere di nuovo catturato.
“Lo choc del mio nuovo arresto fu enorme per
i miei familiari, ma soprattutto per mia moglie Geraldine che era incinta di
quattro mesi. Fui ritenuto colpevole e condannato ad altri quindici anni. Il
giorno dopo, in carcere, mi denudai e mi sedetti sul pavimento freddo della
cella per protesta contro l’inumanità della galera".
Bobby era
solo un giovane ragazzo di ventitre anni, quando varcò per la seconda volta
l’ingresso del carcere di Maze; era ancora molto giovane ma già portava su di
se i segni indelebili delle vessazioni e delle lotte. Cominciò lo sciopero
della fame il 1 marzo 1981 e morì 65 giorni dopo, nell’infermeria della
prigione di Long Kesh. Era il 5 maggio 1981. Dopo di lui, altri nove volontari
della lotta per la liberazione irlandese lo seguiranno: il 12 maggio muore
Francis Hughes, il 21 dello stesso mese Raymond McResh e Patsy O’Hara, l’8
luglio Joe McDonnel, il 1 agosto Martin Hurson e Kevin Lynch, il giorno dopo
Kieron Doherty, l’8 agosto Thomas McElwee, il 20 dello stesso mese Micky
Devine. Il 3 ottobre, dopo 217 giorni dall’inizio della protesta, lo sciopero
della fame cessò: la commozione era divenuta semplice routine, l’indifferenza
rischiava di vincere sulla sublimazione. Dopo tre giorni, il Governo Britannico
decise di accettare, almeno in parte, le richieste dei detenuti. Ecco quello
che scrisse sul suo diario in carcere Bobby Sands, il giorno della festa di San
Patrizio, mercoledì 17 marzo, un testamento spirituale lasciato in memoria ai
combattenti cattolici irlandesi e al mondo intero, sul tirannico oppressore
inglese in Irlanda del Nord.
“Oggi è la festa di San Patrizio e come al
solito niente di notevole. Sono stato a messa. Con i capelli tagliati stavo
meglio. Non conoscevo il prete che ha detto la messa. Gli inservienti
distribuivano il cibo a tutti quelli che tornavano da messa. Hanno provato a
darmi un piatto pieno. Me l’hanno messo sotto il naso, ma io ho tirato dritto
come se non ci fossero. Oggi ho ricevuto due giornali e, piacevole novità,
c’era l’Irish News. Ad ogni modo ricevo tutte le notizie dai ragazzi. Ho visto
uno dei dottori questa mattina, un tipo sbarbato. Mi sfibra. Il mio peso è di
57,50 Kg. Nessuna lamentela. Il governatore è venuto da me e mi ha detto
aspramente: "Vedo
che stai leggendo un libro breve. Meglio così, se fosse lungo non ci
riusciresti a finirlo". Ecco che gente sono. Maledetti! Non importa. E’
stata una giornata lunga. Pensavo allo sciopero della fame. La gente dice tante
cose del corpo, ma non vi fidate. Io penso che ci sia davvero una specie di
lotta. Prima il corpo non accetta la mancanza di cibo e soffre per la
tentazione del cibo e per altri fattori che lo tormentano in continuazione. Il
corpo reagisce, naturalmente, ma alla fine della giornata tutto ritorna alla
considerazione primaria, cioè alla mente. La mente è la cosa più importante. Se
non hai una mente forte per resistere a tutto non ce la fai. Ti manca ogni
spirito combattivo. Ma da dove ha origine questa forza mentale? Forse dal
desiderio di libertà, ma non è proprio certo che venga di lì. Se non riescono a
distruggere il desiderio di libertà non possono stroncarti. Non mi
stroncheranno perché il desiderio di libertà e la libertà del popolo irlandese
mi stanno nel cuore. Verrà il giorno in cui tutto il popolo irlandese avrà il
desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna".
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